Ogni giorno che passa i dati diventano sempre più importanti. E le ragioni sono davvero tante. Quella che Fritz Machlup ha definito la società dell’informazione diventa ogni giorno più popolosa, tanto rispetto al numero di utenti alfabetizzati digitalmente, tanto rispetto al numero di dati che vengono generati.

In questo costante flusso di dati ed informazioni, orientarsi all’interno dei dati diventa sempre più importanti per tutti coloro interessati a trovare in essi connessioni, spunti per raccontare nuove storie, elementi che possano supportare, verificare o contraddire posizioni, notizie o concetti di sorta.

Lavoro per giornalisti si dirà, che sempre di più nell’epoca della società dell’informazione, devono fare i conti con quello che è che viene chiamato Data Journalism, ovvero giornalismo dei dati, figlio di quel Precision Journalism teorizzato da Philip Meyer nel 1967.

Per misurarsi con questa attività servono principalmente 3 elementi fondamentali:

  1. Un’idea da verificare, il fiuto per la notizia
  2. Uno o più database da poter investigare
  3. Strumenti per elaborare i dati
  4. La capacità di sintesi, per trasformare i dati in una storia

Come costruire una storia

Da un punto di vista giornalistico, una storia è tanto più valida quanto in essa siano contenuti degli elementi di notiziabilità forti. Elementi cioè che possano intercettare l’interesse di uno o più pubblici, per motivi e ragioni fra i più disparati. Avere la capacità di individuare quali siano questi elementi e utilizzarli come driver per innescare il processo di creazione di una storia fa parte del DNA di chi si occupa di giornalismo e rappresenta forse la parte dell’intero processo di costruzione della notizia legata al fattore umano.

Dove trovare i dati

Anche l’attività di reperimento dei dati è parte integrante del mestiere del giornalista. Oggi tuttavia la rete consente di accedere ad un numero di informazioni una volta impossibile da ottenere con poche semplici azioni. Sempre più paesi sono oggi dotati di una legislazione ad hoc sulla pubblicazione dei dati delle amministrazioni – l’Unione Europea ha pubblicato la sua nel 2019 – coniando l’espressione Open Data con l’obiettivo proprio i identificare tutti quei dataset che devono essere pubblici per garantire alla società dell’informazione di rimanere trasparente o, quantomeno, di non diventare opaca come invece potrebbe.

Esistono diverse community attive nella produzione e nella promozione di una cultura open. Uno strumento molto utile a chiunque volesse effettuare una prima ricerca di potenziali dati aperti da utilizzare ai propri scopi è sicuramente Google Dataset Research, il motore di ricerca creato da google proprio con l’obiettivo di efficientare le ricerche di open data indicizzati dai serve del gigante di Mountain View. E quando i dataset di nostro interesse non sono reperibili online? Aprire la webmail o il client di posta, scrivere direttamente all’istituto che custodisce i dati, cercare di ottenerli in maniera diretta e assolutamente “umana”.

Strumenti per Elaborare i Dati

Elaborare i dati, trovare la giusta correlazione. Il software da cui tutto inizia è sicuramente Microsoft Excel, oppure Google Sheets nella sua versione più cloud. Trovata la correlazione, la visualizzazione dei dati è appannaggio di chi sta costruendo la storia. E se cerchiamo di costruire un grafico, quando non direttamente una infografica, beh Flourish è sicuramente lo strumento da utilizzare.

Scrivere una storia

Scrivere in un epoca in cui tutto è informazione non è certo la cosa più semplice che is possa fare sulla terra. La difficoltà di mantenere l’attenzione del lettore sulla pagina per trasferirgli il messaggio, il punto di vista, la notizia, rappresenta oggi l’ultima sfida che chi si occupa di storie deve affrontare per rendere la società dell’informazione una società informata.

Fonte: Dig Academy